Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/231

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Gambalesta cacciò la testa dallo sportello, e non vide nulla che motivasse quella fermata. Nessuna stazione era in vista.

Mistress Auda e Fix poterono temere per un istante che il signor Fogg pensasse di scendere sulla strada. Ma il gentleman si contentò di dire al suo servo:

— Guardate un po’ che c’è.

Gambalesta si slanciò fuori del vagone. Una quarantina di viaggiatori avevano già lasciato il loro vagone, e tra essi, il colonnello Stamp Proctor.

Il treno era giunto dinanzi ad un disco girato al rosso che chiudeva la strada. Il macchinista e il conduttore essendo discesi, discutevano con qualche vivacità con un cantoniere, che il capostazione di Medicine Bow, la stazione vicina, aveva mandato incontro al treno. Alcuni viaggiatori si erano accostati e pigliavano parte alla discussione, — fra gli altri il suddetto colonnello Proctor, col suo linguaggio altiero e i suoi gesti imperiosi.

Gambalesta avendo raggiunto il crocchio, udì il cantoniere che diceva:

— Non c’è mezzo di passare. Il ponte di Medicine-Bow è guasto, e non sosterrebbe il peso del treno.

Il ponte di cui si trattava, era un ponte sospeso, gettato sopra una cascata, a un miglio dal luogo ove il convoglio si era fermato. Al dire del cantoniere, essa minacciava rovina, parecchi dei fili erano spezzati, ed era impossibile arrischiarne il passaggio. Il cantoniere non esagerava dunque in alcun modo affermando che non si poteva passare. E del rimanente, con le abitudini audaci degli Americani, si può dire che quando si mettono essi ad essere prudenti, sarebbe una vera pazzia il non