Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/250

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Così ragionava l’ispettore di polizia, mentre le ore trascorrevano lente per lui. Egli non sapeva che fare. A volte, gli veniva voglia di dir tutto a mistress Auda. Ma comprendeva come sarebbe stato ricevuto dalla giovine donna. Qual decisione pigliare? Egli era tentato di porsi a scorrazzare le lunghe pianure bianche, alla caccia di quel Fogg! Non gli pareva impossibile di rintracciarlo. I passi del distaccamento erano ancora impressi sulla neve!... Ma da lì a poco, sotto un nuovo strato, ogni impronta fu scancellata.

Allora lo scoraggiamento invase Fix. Egli risentì come un’infrenabile voglia di abbandonare la partita. Ora, precisamente, l’occasione di lasciare la stazione di Kearney e di proseguire quel viaggio sì fecondo di fiaschi, gli venne offerta.

Infatti, verso le due dopo mezzodì, mentre la neve cadeva a larghi fiocchi, si udirono lunghi fischi che venivano da est. Un’enorme ombra preceduta da una luce rossastra si avanzava lentamente, considerevolmente ingrandita dalle nebbie che le davano un aspetto fantastico.

Eppure non si aspettava nessun treno che dovesse arrivare dall’est. I soccorsi, richiesti per telegrafo, non potevano giungere così presto, e il treno da Omaha a San Francisco non doveva passare che la domane.

Presto si ebbe a capire la cosa.

La locomotiva, che camminava a piccolo vapore gettando grandi fischi, era quella che dopo essere stata disgiunta dal treno, aveva continuato la sua strada con spaventevolissima celerità, portando seco il fuochista e il macchinista svenuti. Essa aveva corso sulle rotaie per parecchie miglia; indi