Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/251

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il fuoco era scemato per mancanza di combustibile; il vapore si era allentato, e un’ora dopo la macchina si fermava finalmente a dieci miglia al di là della stazione di Kearney.

Nè il macchinista nè il fuochista erano morti, e, dopo uno svenimento alquanto prolungato, essi avevano ripreso i sensi.

La macchina era allora fermata. Quando si vide nel deserto, con la sola locomotiva, non avente più vagoni al suo seguito, il macchinista comprese quel che era accaduto. In che modo la macchina fosse stata disgiunta dal treno, egli non potè indovinare, ma era fuor di dubbio per lui che il treno, rimasto indietro, si trovasse in pericolo.

Il macchinista non esitò su ciò che doveva fare. Continuare la strada nella direzione di Omaha era prudente; ritornare verso il treno che gli Indiani saccheggiavano forse ancora, era pericoloso.... Non monta! Palate di carbone e di legna furono affastellate nel fornello della caldaia, il fuoco si rianimò, la pressione salì di bel nuovo, e verso le due dopo mezzodì la macchina ritornava indietro verso la stazione di Kearney. Era dessa che fischiava nella nebbia.

Fu una grande soddisfazione pei viaggiatori, quando videro la locomotiva porsi in testa al treno. Essi potevano dunque continuare quel viaggio tanto disgraziatamente interrotto.

All’arrivo della macchina, mistress Auda aveva lasciata la stazione, e rivolgendosi al conduttore:

— Ripartite subito? gli chiese ella.

— All’istante, signora.

— Ma quei prigionieri... i nostri disgraziati compagni... non potete proprio aspettare?