Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/290

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o dovere, mentre lui.... Questo pensiero l’opprimeva, ed ei si riputava l’ultimo dei miserabili.

Quando Gambalesta si sentiva troppo infelice ad esser solo, bussava all’uscio di mistress Auda, entrava nella sua camera, si sedeva in un canto senz’aprir bocca, e guardava la giovane donna, sempre pensierosa.

Verso le sette e mezzo della sera, il signor Fogg fece chiedere a mistress Auda, se poteva riceverlo, e, da lì a pochi minuti, la giovane signora e lui erano soli in quella camera.

Phileas Fogg prese una sedia e sedette presso al caminetto, dirimpetto a mistress Auda. La sua faccia non rifletteva alcuna emozione. Il Fogg del ritorno era esattamente il Fogg della partenza. Stessa calma, stessa impassibilità.

Egli rimase senza parlare durante cinque minuti. Indi, alzando gli occhi verso mistress Auda:

«Signora, diss’egli, mi perdonerete di avervi condotta in Inghilterra?

— Io, signor Fogg!... rispose mistress Auda, comprimendo i battiti del suo cuore.

— Vogliate permettermi di finire, ripigliò il signor Fogg. Allorchè io ebbi il pensiero di trarvi lontano da quella contrada diventata così pericolosa per voi, io ero ricco, e contava di porre una parte della mia sostanza a vostra disposizione. La vostra esistenza sarebbe stata felice e libera. Ora io sono rovinato.

— Lo so, signor Fogg, rispose la giovine donna, e vi chiederò a mia volta: Mi perdonerete di avervi seguito, e — chi sa? — d’aver forse, mettendovi in ritardo, contribuito alla vostra rovina?

— Signora, voi non potevate rimanere