Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/301

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Quella stessa sera, il signor Fogg, sempre impassibile, flemmatico, diceva a mistress Auda:

«Questo matrimonio vi conviene ancora, signora?

— Signor Fogg, rispose mistress Auda, tocca a me a farvi questa domanda. Voi eravate rovinato, ora eccovi ricco....

— Scusatemi, signora, questa ricchezza vi appartiene. Se non aveste avuto il pensiero di questo matrimonio, il mio servo non sarebbe andato dal reverendo Samuele Wilson, io non sarei stato avvertito del mio errore, e....

— Caro signor Fogg!... disse la giovine donna.

— Cara Auda!...» rispose Phileas Fogg.

Non occorre aggiungere che il matrimonio si celebrò quarant’otto ore dopo. Gambalesta, superbo, raggiante, abbagliante, vi figurò come testimone della giovane signora. Non l’aveva salvata lui? questo onore gli era ben dovuto.

La domane, fin dall’alba, Gambalesta picchiava con fracasso alla porta del suo padrone.

«Che c’è, Gambalesta?

— Che c’è, signore! C’è che son venuto a sapere or ora....

— Che cosa?

— Che potevamo fare il giro del mondo in settantotto giorni soltanto.

— Senza dubbio, rispose il signor Fogg, non attraversando l’India. Ma se io non avessi attraversato l’India, io non avrei guadagnato mistress Auda, ella non sarebbe mia moglie, e....»

E il signor Fogg richiuse tranquillamente la porta.