Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/107

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ravolte che rendevano i pendii più praticabili, poichè erano allora ripidissimi, e ciascuno doveva scegliere attentamente il luogo in cui poneva il piede.

Nab ed Harbert venivano innanzi. Pencroff in coda; fra essi stavano Cyrus ed il reporter. Gli animali che frequentavano quelle alture, e non ne mancavano traccie, dovevano necessariamente appartenere a quelle razze dal piede sicuro, dalla schiena pieghevole, camosci od isardi. Se ne vide in fatti qualcuno, ma non fu già questo il nome dato loro da Pencroff, il quale, ad un certo punto, esclamò:

— Montoni!

Tutti si erano arrestati a cinquanta passi da una dozzina di animali dalle robuste corna rivolte all’in dietro, schiacciate sulla punta, dal vello lanoso, nascosto sotto lunghi peli morbidissimi di color fulvo. Non erano già montoni ordinarî, ma una specie sparsa molto nelle regioni m montagnose delle zone temperate, ed Harbert le diede il nome di mufloni.

— Hanno essi degli arrosti e delle costolette? domandò il marinajo.

— Sì, rispose Harbert.

— Ebbene, sono montoni! disse Pencroff.

Codesti animali, immobili fra i macigni, guardavano con occhio sbigottito, come se per la prima volta avessero visto bipedi umani, poi, messi d’un subito in paura, sparvero saltelloni fra le roccie.

— Arrivederci! gridò loro Pencroff con accento così comico che Cyrus Smith, Gedeone Spilett, Harbert e Nab non poterono trattenere le risa. Continuarono l’ascensione. Si potevano vedere di soventi, in certi declivi, traccie di lave striate assai capricciosamente. Piccole solfature tagliavano talvolta la via, e però si era costretti a costeggiarne gli orli. In certi punti lo zolfo aveva deposto, sotto la forma di concrezioni cristalline, in mezzo a quelle materie che di solito precedono le eruzioni di lava, pozzolane a grani ir-