Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/109

Da Wikisource.


Si trattò allora di preparare l’attendamento, di rimettersi in forze cenando prima, dormendo poi.

Questo secondo piano della montagna s’elevava sopra una base di roccie, in mezzo alle quali si trovò facilmente un ricovero. Il combustibile non era abbondante, pure si poteva ottenere del fuoco per mezzo di muschi e di cespugli secchi che facevano irte certe parti dell’altipiano. Intanto che il marinajo preparava il suo focolare sopra sassi, che dispose a questo fine, Nab ed Harbert pensarono ad approvvigionarlo di combustibile. Nè andò molto che tornarono col loro fascio di legna.

Fu battuto l’acciarino, la tela bruciata raccolse le scintille del silice, e, sotto il soffio di Nab, un allegro fuoco si svolse in pochi istanti. Quel fuoco era solo destinato a combattere la temperatura un po’ fredda della notte, e non fu adoperato a cuocere il fagiano, che Nab riserbava per il domani. Gli avanzi del cabiaj, e qualche dozzina di mandorle di pino-pinocchio, furono gli elementi della cena. Non erano ancora le sei ore e mezzo, tutto era già terminato.

Cyrus Smith ebbe allora il pensiero di esplorare nella penombra quella larga assisa circolare che sopportava il cono superiore della montagna. Prima di riposarsi voleva sapere se per quel cono si potesse fare il giro alla base, nel caso i suoi fianchi, troppo scoscesi, lo rendessero inaccessibile sino alla vetta.

Questo quesito lo inquietava, essendo possibile che dalla parte in cui si inclinava il cono, vale a dire verso il nord, l’altipiano non fosse praticabile. Ora, se non si poteva giungere alla cima della montagna da un lato, e se dall’altro non si poteva fare il giro della base del cono, diveniva impossibile esaminare la parte occidentale della regione, lo scopo dell’ascensione veniva in parte a mancare.

Laonde l’ingegnere, non tenendo conto delle proprie fatiche, lasciando Pencroff e Nab ad allestire i