Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/114

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lungo i fianchi del monte, e tracciavano così la via di materie eruttive fino alle vallate inferiori che sol cavano la parte settentrionale dell’isola.

L’interno del cratere, la cui inclinazione non passava i trentacinque o quaranta gradi, non presentava difficoltà nè ostacoli all’ascensione. Si notavano traccie di lave antichissime, che probabilmente si riversavano dalla vetta del cono prima che quel crepaccio naturale avesse loro aperta una nuova uscita. Dal camino vulcanico che metteva in comunicazione gli strati sotterranei ed il cratere non si poteva stimare la profondità collo sguardo, perchè si perdeva nelle tenebre; ma quanto alla completa estinzione del vulcano non era dubbio di sorta. Prima delle otto Cyrus Smith ed i suoi compagni erano riuniti sulla cima del cratere, sopra un cumulo conico che si ergeva nell’orlo settentrionale.

— Il mare! il mare da per tutto! esclamarono essi quasi non potessero trattenere questa parola che li rendeva isolani.

Il mare infatti, l’immensa zona d’acqua circolare tutt’intorno! Forse, risalendo al sommo del cono, Cyrus Smith aveva avuto la speranza di scoprire qualche cosa, qualche isola vicina, che non aveva potuto scorgere alla vigilia nella oscurità; ma non apparve nulla fino ai confini dell’orizzonte, vale a dire per un raggio di oltre cinquanta miglia. Nessuna terra in vista, non una vela. Tutta quella immensità era deserta, e l’isola occupava il centro d’una circonferenza che sembrava infinita.

L’ingegnere ed i compagni, muti ed immobili, percorsero collo sguardo, per alcuni minuti, tutti i punti dell’oceano, fino ai più estremi confini; ma Pencroff, che possedeva una meravigliosa potenza visiva, non vide nulla, e certo se una terra si fosse rilevata all’orizzonte, quand’anche non fosse apparsa che sotto apparenze vaporose, il marinajo l’avrebbe riconosciuta,