Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/119

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menti a rilevare più tardi la latitudine e la longitudine? La cosa era difficile. Nel dubbio conveniva prendere certe precauzioni contro una possibile invasione degli indigeni vicini.

L’esplorazione dell’isola era compiuta, determinata la sua configurazione, calcolata la sua estensione, riconosciuta la sua idrografia e la sua orografia, rilevata alla meglio dal reporter la disposizione delle foreste e delle pianure. Non rimaneva più che ridiscendere i pendii della montagna ed esplorare il suolo rispetto alle sue risorse minerali, vegetali ed animali.

Ma prima di dare ai compagni il segnale della partenza, Cyrus Smith disse loro con voce pacata e grave:

— Ecco, amici miei, lo stretto cantuccio di terra su cui ne ha gettato la mano dell’Onnipossente; qui dovremo vivere, e lungamente forse. Fors’anco ne giungerà un soccorso inaspettato. Può qualche nave passar per caso.... dico per caso, poichè quest’isola non è importante e non offre neppure un porto che possa accogliere un bastimento, e temo sia fuor delle vie ordinariamente seguite; vale a dire, troppo al sud per le navi che frequentano gli arcipelaghi del Pacifico, troppo al nord per quelli che vanno in Australia toccando il capo Horn. Io non voglio nulla dissimulare della situazione....

— Ed avete ragione, mio caro Cyrus, rispose vivamente il reporter, voi avete da fare con uomini che hanno confidenza in voi, e potete contare sovra essi; non è vero, amici?

— Vi obbedirò in tutto, signor Cyrus, disse Harbert pigliando la mano dell’ingegnere.

— Padrone! sempre e da per tutto! esclamò Nab.

— Quanto a me, disse il marinajo, non son quel che sono, nè verrò meno al bisogno; ordinate, signor Smith, e faremo di quest’isola una piccola America. Vi costrurremo città, ferrovie, telegrafi, ed un