Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/12

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6 capitolo i.

che durò dal 18 al 26 marzo senza intervallo di sorta. Immensi furono i disastri che cagionò in America, in Europa, in Asia, per una zona larga mille e ottocento miglia, che si disegnava obliquamente all’equatore, dal trentacinquesimo parallelo nord fino al quarantesimo parallelo sud! Città rovesciate, foreste sradicate, spiagge devastate dall’avventarsi di montagne d’acqua, navi gettate a costa, che il Bureau Veritas registrò a centinaja, territorî interi livellati, trombe che ogni cosa stritolavano nel loro passaggio, molte migliaja di persone schiacciate in terra od inghiottite in mare: tali furono le testimonianze del proprio furore che si lasciò dietro questo formidabilissimo uragano, superiore per numero di disastri a quelli che devastarono spaventosamente l’Avana e la Guadaluppa, l’uno il 25 ottobre 1810, l’altro il 26 luglio 1825.

Ora, nel mentre appunto accadevano in terra ed in mare tante catastrofi, un dramma non meno commovente veniva rappresentato nelle commosse regioni dell’aria.

Infatti, un pallone, portato come una palla sul sommo d’una tromba, e preso nel movimento giratorio della colonna d’aria, percorreva lo spazio con una velocità di novanta miglia1 all’ora, girando sopra sè stesso come se lo avesse afferrato qualche maëlstrom aereo.

Dall’appendice inferiore di codesto pallone pendeva una navicella contenente cinque passeggieri, appena visibili in mezzo ai densi vapori commisti ad acqua polverizzata, che penzolavano fino alla superficie dell’oceano.

D’onde veniva quell’aerostato, vero trastullo della terribile tempesta? In qual punto del mondo s’era

innalzato? Certo non aveva potuto partire durante

  1. Ossia 46 metri per secondo, ossia 166 chilometri all’ora.