Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/123

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visibili e conosciute dell’isola era così terminata, salvo a completarla man mano che si facessero nuove scoperte.

Quanto all’orientazione dell’isola, l’ingegnere l’aveva determinata approssimativamente coll’altezza e posizione del sole: il che poneva all’est la baja dell’Unione e tutto l’altipiano di Lunga Vista. Ma il domani, prendendo l’ora esatta del nascere e del tramontare del sole, e rilevandone la posizione a mezzo dello spazio di tempo trascorso fra l’alba ed il tra monto, egli contava di determinare esattamente il nord dell’isola, poichè in causa della sua posizione nell’emisfero australe, il sole, nel momento preciso della culminazione, passava al nord e non al mezzodì, come nel suo movimento apparente sembra fare per i luoghi situati nell’emisfero boreale. Tutto era adunque terminato, ed i coloni non avevano più che a ridiscendere il monte Franklin per tornare ai Camini, quando Pencroff esclamò:

— Affè! Noi siamo pure storditi!

— E perchè? domandò Gedeone Spilett, che avendo chiuso il taccuino si levava per partire.

— E la nostra isola? Nientemeno che abbiamo dimenticato di battezzarla.

Harbert voleva proporre di darle il nome dell’ingegnere, e tutti i suoi compagni avrebbero fatto plauso alla proposta, ma Cyrus Smith disse semplicemente:

— Chiamiamola col nome d’un gran cittadino, di colui che lotta ora per difendere la libertà della Repubblica americana! Chiamiamola isola Lincoln.

Tre evviva risposero alla proposta dell’ingegnere.

E quella sera, prima d’addormentarsi, i nuovi coloni discorsero del loro paese lontano, della terribile guerra che lo insanguinava, non dubitando che il Sud fosse presto vinto e che la causa del Nord, che era la causa della giustizia, non trionfasse grazie a Grant e grazie a Lincoln.