Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/132

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golati al suolo. Nab apparve adunque in trionfo, tenendo in mano uno di quei roditori, le cui dimensioni passavano quelle d’una lepre. Il loro pelame giallo era macchiato di verdastro, e la loro coda era affatto rudimentale.

I cittadini dell’Unione non potevano esitare a dare a questi roditori il nome che loro conveniva. Erano maras, specie di agutis, un po’ più grossi dei loro congeneri delle regioni tropicali, veri conigli d’America, dalle lunghe orecchie, dalle mascelle armate di cinque molari per parte, il che li distingue dagli agutis.

– Evviva! esclamò Pencroff, l’arrosto ce l’abbiamo, ed ora possiamo rientrare in casa.

Le mosse, per un istante interrotte, furono riprese. Il rivo Rosso scorreva sempre limpido sotto la vôlta delle casuarine, delle banksie e dei giganteschi alberi di gomma. Superbe liliacee si elevavano sino a venti piedi d’altezza. Altre specie arboree, ignote al giovane naturalista, si bagnavano nel ruscello, che s’udiva mormorare sotto quelle culle di verdura. Frattanto il corso d’acqua s’allargava sensibilmente, e Cyrus Smith era indotto a credere che presto giungerebbe alla foce. Infatti, all’uscire d’un fitto d’alberi, apparve d’improvviso.

Gli esploratori erano giunti alla riva occidentale del lago Grant; il luogo meritava un esame. Quella distesa d’acqua d’una circonferenza di circa sette miglia, e d’una superficie di dugentocinquanta acri, riposava in una cornice d’alberi variati. Verso l’est, attraverso una cortina di verdura, pittorescamente elevata in certi luoghi, appariva uno scintillante orizzonte marino. Al nord il lago tracciava una curva leggermente concava, che contrastava col disegno aguzzo della sua punta inferiore. — Molti uccelli acquatici frequentavano le rive di quel piccolo ontario, in cui le “mille isole” del suo omonimo americano