Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/140

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gnere Smith non poteva essere secondato da compagni più intelligenti, nè con maggior affetto e zelo. Li aveva interrogati, ne conosceva le attitudini.

Gedeone Spilett, reporter di gran talento, avendo imparato un po’ di tutto, per parlare di tutto, doveva largamente contribuire col cervello e colla mano alla colonizzazione dell’isola. Egli non doveva dar addietro per qualsiasi impresa, ed essendo inoltre cacciatore appassionato, doveva farsi un mestiere di ciò che fino allora non era per lui che un piacere.

Harbert, bravo figliuolo, molto istruito nelle scienze naturali, doveva fornire un valido sostegno alla causa comune.

Nab era la fedeltà personificata. Abile, intelligente, infaticabile, robusto, e dotato d’una salute di ferro, egli s’intendeva un po’ del mestiere di fabbro e doveva essere utilissimo alla colonia.

Quanto a Pencroff era stato marinajo in tutti gli oceani, carpentiere nei quartieri di costruzione di Brooklin, ajutante sarto sur un bastimento dello Stato, giardiniere e coltivatore quando era in congedo. Come gli uomini di mare, egli sapeva far di tutto. In verità, sarebbe stato difficile riunire cinque uomini meglio disposti a lottare contro la sorte e più certi di trionfare.

Dal principio, aveva detto Cyrus Smith. Ora codesto principio, di cui parlava l’ingegnere, era la costruzione d’un apparecchio che servisse a trasformare le sostanze naturali. Si sa quanta parte abbia il calore in queste trasformazioni. Ora il combustibile, legna o carbone, doveva tornar utile immediatamente. Si trattava dunque di costruire un forno per servirsene.

— A che cosa servirà questo forno? domandò Pencroff.

— A fabbricare i vasellami di cui abbiamo bisogno, rispose Cyrus Smith.

— E con che faremo il forno?