Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/141

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— Con mattoni.

— E i mattoni?

— Con argilla. In cammino, amici miei. Per evitare i trasporti, porremo la nostra officina nel centro medesimo della produzione. Nab recherà la provvista, e non mancherà il fuoco per cuocere gli alimenti.

— No, rispose il reporter, ma se vengono a mancare gli alimenti per mancanza d’istrumenti da caccia?

— AH, se avessimo almeno un coltello! esclamò il marinajo.

— Ebbene? domandò Cyrus Smith.

— Ebbene, non stenterei a fabbricare archi e freccie, e la selvaggina abbonderebbe nella dispensa.

— Sì, un coltello, una lama tagliente! ripetè l’ingegnere, come parlando a sè stesso.

In questo momento i suoi occhi si portarono verso Top, che andava e veniva sulla spiaggia; d’un tratto lo sguardo di Cyrus s’animò.

— Qui, Top, diss’egli.

Il cane accorse alla chiamata del padrone, il quale ne prese la testa fra le mani, e staccando il collare che l’animale portava al collo, lo ruppe in due parti, dicendo:

— Ecco due coltelli, Pencroff.

Due evviva del marinajo gli risposero.

Il collare di Top era fatto d’una lama sottile d’acciajo temperato. Bastava dunque aguzzarlo sopra una pietra arenaria, poi affilarlo sopra altra pietra più fina. Ora codesta sorta di pietre abbondava sul greto, e due ore dopo la colonia contava fra le proprie ricchezze due lame taglienti, ch’era stato facile incassare in robusti manici.

La conquista di questo primo utensile fu salutata come un trionfo. Preziosa conquista in vero, e veniva molto opportuna. Si partì. Era intenzione di Cyrus Smith di ritornare alla riva occidentale del lago, là dove aveva notato alla vigilia quella terra argillosa, di cui pos-