Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/142

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sedeva il campione. Passando per l’argine della Grazia, s’attraverso l’altipiano di Lunga Vista, e dopo una camminata di cinque miglia, al più, si giunse ad una radura posta a dugento passi dal lago Grant.

Cammin facendo, Harbert aveva scoperto un albero di cui gl’Indiani dell’America meridionale adoperavano i rami per fabbricare i loro archi. Era il creyimba, della famiglia delle palme, che non dà frutti commestibili. Alcuni rami lunghi e dritti furono recisi, sfogliati e tagliati, in guisa da essere più forti nel mezzo, più deboli all’estremità. Più non rimaneva se non trovare una pianta che fornisse la corda dell’arco, e fu una specie appartenente alla famiglia delle malvacee, un hibiscus eterophylus, che fornì fibre tanto tenaci da potersi paragonare a tendini d’animali. Pencroff costrusse, a questo modo, archi poderosissimi, ai quali non mancavano più che le freccie; queste erano facili a farsi con rami dritti e rigidi, senza nodosità; ma la punta che doveva armarli, vale a dire una sostanza propria a sostituire il ferro, non doveva incontrarsi tanto facilmente. Pencroff pensò che, avendo egli fornito la sua parte di lavoro, il caso farebbe il resto. I coloni erano giunti sul terreno riconosciuto alla vigilia. Si componeva di quell’argilla figulina, che serve a fabbricare i mattoni e le tegole, attissima all’azione che si trattava di compiere. La mano d’opera non offriva alcuna difficoltà. Bastava digrassare la figulina con sabbia, formare i mattoni e cuocerli al calore d’un fuoco di legna.

Di solito i mattoni sono fatti colle forme, ma l’ingegnere si accontentò di fabbricarli a mano. Tutto quel giorno ed il successivo furono spesi in questo lavoro. L’argilla, imbibita d’acqua, manipolata poi coi piedi e colle mani, fu divisa in prismi d’eguale grandezza. Un operajo esperto può fabbricare anche senza macchina perfino 10,000 mattoni al giorno, ma nelle loro due giornate di lavoro i cinque fornaciaj dell’isola Lin-