Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/146

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ed il primo fumo sfuggì da un fumajolo alto una ventina di piedi. La radura del bosco era trasformata in officina, e Pencroff non era lontano dal credere che da quel forno dovessero uscire tutti i prodotti dell’industria moderna.

Frattanto, ciò che i coloni fabbricarono a bella prima fu un vasellame grossolano, ma molto adatto a cuocere gli alimenti. La materia prima era quella medesima argilla del suolo a cui Cyrus Smith fece aggiungere un po’ di calce e di quarzo. In realtà, questa pasta formava la vera terra da pipe colla quale si fecero vasi, chicchere che erano state modellate sopra ciottoli di forme convenienti, piatti, grosse giarre, e brocche per contenere l’acqua. La forma di questi oggetti era goffa, difettosa, ma quando furono cotti ed alla temperatura, la cucina dei Camini si trovò fornita di un certo numero di utensili preziosi come se il più bel caolino fosse entrato nella loro composizione.

Qui bisogna menzionare che Pencroff, desideroso di sapere se l’argilla così preparata giustificasse il suo nome di terra da pipe, se ne fabbricò alcune grossolane che trovò leggiadre, ma alle quali, ohimè! mancava il tabacco; e giova dirlo, era questa per Pencroff una dura privazione.

— Ma il tabacco verrà come il resto; ripeteva egli nei suoi slanci di assoluta confidenza.

Questi lavori durarono fino al 15 aprile, e si comprende che quel tempo fu occupato coscienziosamente. I coloni, divenuti vasellaj, non fecero altro che vasellami. Quando convenisse a Cyrus Smith di mutarli in fabbri, diverrebbero fabbri. Ma il domani essendo una domenica, anzi la domenica di Pasqua, tutti s’accordarono a santificare la festa col riposo. Codesti americani erano religiosi e scrupolosi osservatori dei precetti della Bibbia, e la condizione in cui vivevano doveva accrescere i loro sentimenti di fiducia nell’Autore di tutte le cose.