Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/152

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tutto doveva dipendere dalla situazione dell’isola rispetto alle terre abitate, e ciò si doveva determinare in quel medesimo giorno se il tempo lo permetteva.

Ora il sole, levandosi sopra l’orizzonte puro, annunziava una giornata magnifica, una di quelle belle giornate d’autunno che sono come gli ultimi addii della calda stagione.

Si trattava adunque di compiere gli elementi delle osservazioni della vigilia, misurando l’altezza dell’altipiano di Lunga Vista sopra il livello del mare.

— Non vi occorre un istrumento analogo a quello che v’ha servito jeri? domandò Harbert all’ingegnere.

— No, fanciullo mio, procederemo altrimenti ed in modo quasi egualmente preciso.

Harbert, amando istruirsi di tutto, seguì l’ingegnere, il quale s’allontanò dal piede della muraglia di granito scendendo fino all’orlo del greto. In questo mentre, Pencroff, Nab ed il reporter si occupavano di diversi lavori.

Cyrus Smith si era munito di una specie di pertica diritta, lunga una dozzina di piedi, che egli aveva misurato esattamente quanto gli era stato possibile, paragonandola alla propria statura, di cui conosceva l’altezza quasi linea per linea. Harbert portava un filo a piombo che Cyrus Smith gli aveva dato, vale a dire un semplice sasso legato in capo a una fibra flessibile.

Giunto ad una ventina di piedi dal lembo del greto, ed a cinquecento piedi circa dalla muraglia di granito che sorgeva perpendicolarmente, Cyrus Smith conficcò la pertica due piedi nella sabbia, e calandola con cura, riuscì, col filo a piombo, a collocarla perpendicolarmente al piano dell’orizzonte. Ciò fatto indietreggiò quanto fu necessario perchè, sdrajandosi sulla sabbia, il raggio visuale partito dall’occhio sfiorasse insieme l’estremità della pertica e la cresta