Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/155

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nord del lago ed il golfo del Pesce-cane, e se il tempo lo permettesse di spingere questa ricognizione fino alla falda settentrionale del capo Mandibola sud. Si doveva far colazione alle due e non tornare che a sera.

Alle otto e mezzo del mattino il piccolo drappello seguiva la sponda del canale. All’opposto lato, sull’isola della Salute, passeggiavano gravemente molti uccelli; erano apteroditi, facilmente riconoscibili al loro grido spiacevole che ricorda il raglio dell’asino. Pencroff non li considerò se non dal lato commestibile, ed apprese, non senza una certa soddisfazione, che la loro carne, sebbene nerastra, è buonissima.

Si vedevano pure strisciare sulla sabbia grossi anfibî, foche, senza dubbio, che sembravano aver scelto l’isolotto per rifugio. Non era guari possibile guardare questi animali rispetto all’alimentazione, poichè la loro carne oleosa è detestabile. Nondimeno, Cyrus Smith li osservò attentamente, e senza far conoscere la propria idea, annunciò ai compagni che presto si farebbe una visita all’isolotto.

La via seguíta dai coloni era sparsa di innumerevoli conchiglie, le quali avrebbero fatto la gioja d’un dilettante di malacologia; erano fra le altre fasianelle, terebratule, trigonie, ecc., ma ciò che doveva essere più utile fu una grossa ostrica, scoperta a marea bassa, che Nab segnalò fra le roccie a quattro miglia circa dai Camini.

— Nab non perderà la sua giornata, disse Pencroff osservando il banco di ostriche che si stendeva al largo.

— È una felice scoperta invero, disse il reporter, e solo che, come si pretende, ogni ostrica produca da cinquanta a sessantamila uova ogni anno, avremo una provvista inesauribile.

— Solamente io credo che l’ostrica non sia troppo nutriente, disse Harbert.