Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/159

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di sei miglia dai Camini, non lungi da quella parte delle dune in cui l’ingegnere era stato ritrovato dopo il suo enigmatico salvamento. Si fe’ una fermata in quel luogo, e tutto fu preparato per la colazione, essendo già le undici e mezzo. Harbert andò a cercare dell’acqua dolce al rigagnolo che scorreva li presso, e la portò in una brocca di cui Nab si era munito.

Durante questi preparativi, Cyrus Smith dispose il tutto per l’osservazione astronomica. Scelse sul greto uno spazio sgombro, che il mare, ritirandosi, aveva livellato perfettamente. Quello strato di sabbia finissima era liscio come vetro. Poco importava, del resto, fosse orizzontale o no, come pure non importava che la bacchetta alta sei piedi che vi fu piantata si drizzasse perpendicolarmente; anzi l’ingegnere l’inclinò verso il sud, vale a dire dal lato opposto al sole, poichè non bisogna dimenticare che i coloni dell’isola Lincoln, per ciò appunto che l’isola era situata nell’emisfero australe, vedevano l’astro radioso descrivere il suo arco diurno sull’orizzonte del nord e non sull’orizzonte del sud.

Harbert comprese allora in qual modo l’ingegnere voleva procedere per accertare la culminazione del sole, vale a dire il suo passaggio al meridiano dell’isola, od in altri termini il mezzodì del luogo. Era per mezzo dell’ombra gettata dalla bacchetta sulla sabbia, mezzo che in mancanza di strumenti dovea dargli una conveniente approssimazione per il risultato che voleva ottenere.

In fatti il momento in cui quest’ombra raggiungesse il minimum di lunghezza, sarebbe il mezzodì preciso, e basterebbe seguire l’estremità dell’ombra per conoscere il momento in cui, dopo aver successivamente diminuito, incomincerebbe ad allungarsi. Inclinando la bacchetta dal lato opposto al sole, Cyrus Smith rendeva l’ombra più lunga, e per conseguenza