Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/176

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I coloni, invece di andar direttamente alla riva nord del lago, girarono il lembo dell’altipiano in guisa da raggiungere la foce del fiume sulla riva sinistra; era un giro di un miglio e mezzo al più. La passeggiata era facile, poichè gli alberi largamente spaziati lasciavano il passaggio libero. Si sentiva che a quel limite si arrestava la zona fertile, e la vegetazione vi si mostrava meno rigogliosa che in tutta la parte compresa fra i corsi del rivo Rosso e della Grazia.

Cyrus Smith ed i suoi compagni non camminavano senza una certa circospezione in quel terreno nuovo per essi. Archi, freccie, bastoni con puntali acuti di ferro erano le loro sole armi. Pur non si mostrò alcuna belva, ed era probabile che gli animali frequentassero piuttosto le fitte foreste del sud; ma i coloni ebbero la spiacevole sorpresa di vedere Top arrestarsi dinanzi ad un grosso serpente che misurava quattordici o quindici piedi di lunghezza. Nab lo accoppò con un colpo di bastone, e Cyrus Smith, come ebbe esaminato il rettile, dichiarò che non era velenoso, poichè apparteneva alla specie dei serpenti diamanti, di cui gli indigeni si cibano nella Nuova Galles del Sud. Ma era possibile che ve ne fossero altri, la cui morsicatura è mortale, quali le vipere a coda forcuta che si drizzano sotto il piede, o quei serpenti alati muniti di due orecchiette che loro permettono di avventarsi con estrema rapidità. Passato il primo sbigottimento, Top dava la caccia ai rettili con un accanimento che faceva temere per lui, onde il suo padrone lo richiamava di continuo. Si giunse presto alla foce del rivo Rosso. Gli esploratori riconobbero sull’opposta riva il punto che già avevano visitato nel discendere dal monte Franklin. Cyrus Smith notò che lo sbocco dell’acqua del rivo era copioso; onde diveniva necessario che in un luogo qualsiasi la natura avesse offerto un’uscita al soverchio del lago. Or si trattava di scoprire quest’uscita, poichè senza dubbio formava