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una cascata di cui si potrebbe mettere a partito la forza meccanica.
I coloni, camminando a piacimento, ma senza al lontanarsi troppo gli uni dagli altri, cominciarono dunque a perlustrare la riva del lago, che era scoscesa. Le acque sembravano ricchissime di pesci, e Pencroff fe’ proponimento di fabbricare alcuni congegni da pesca.
Bisogno dapprima oltrepassare la punta acuta del nord-est. Si avrebbe potuto supporre che lo sbocco delle acque avvenisse in quel luogo, perchè l’estremità del lago andava quasi a sfiorare il lembo dell’altipiano; ma così non era, ed i coloni continuarono ad esplorar la riva che, dopo un lieve gomito, ridiscendeva parallelamente al litorale. Da quella parte l’argine era meno boscoso, ma alcuni gruppi d’alberi sparsi qua e là rendevano il paesaggio più pittoresco. Il lago Grant appariva allora in tutta la sua estensione, e nessun soffio increspava la superficie delle sue onde.
Top, battendo i cespugli, fece levare a volo frotte di uccelli diversi, che Gedeone Spillet ed Harbert salutarono a colpi di freccie. Uno di quei volatili fu anzi abilmente colpito dal giovinetto e cadde in mezzo alle erbe. Top gli si precipitò addosso e portò un bell’uccello nuotatore color d’ardesia, dal becco corto, dall’osso frontale molto sviluppato, dalle dita allargate con una orlatura a festoni, e dalle ali ornate d’una striscia bianca. Era una folaga grossa come una pernice, appartenente a quel gruppo di macrodattili che forma la transizione fra l’ordine dei trampolieri e quello dei palmipedi. Triste selvaggina, dopo tutto, e di un gusto che doveva lasciar da desiderare; ma Top doveva senza dubbio essere meno schizzinoso de’ suoi padroni, e fu convenuto che la folaga servisse alla sua cena.
I coloni seguivano allora la riva orientale del lago