Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/182

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Cyrus Smith aveva allora altro per il capo. L’incidente della vigilia non s’era cancellato dal suo spirito e lo teneva inquieto molto. Egli avrebbe voluto penetrare il mistero di quel combattimento sottomarino e sapere qual congenere dei mastodonti o qual mostro avesse fatto al dugongo una ferita così singolare.

Egli era adunque là sulla sponda del lago, fermo a guardare attentamente, ma non appariva nulla sopra le acque tranquille che scintillavano ai raggi del sole. Su quel piccolo greto che reggeva il corpo del dugongo, le acque erano poco profonde; ma a partire da quel punto il fondo del lago s’abbassava a poco a poco, ed era probabile che al centro la profondità fosse considerevole; il lago poteva essere assomigliato ad una larga vasca colmata dalle acque del rivo Rosso.

— Ebbene, Cyrus, domandò il reporter, mi pare che queste acque non offrano nulla di sospetto.

— No, caro Spilett, rispose l’ingegnere, e non so davvero come spiegare l’incidente di jeri.

— Confesso, aggiunse Gedeone Spilett, che la ferita fatta a questo anfibio è strana, e non saprei spie gare come Top sia stato così vigorosamente spinto fuor d’acqua. In verità parrebbe che un corpo poderoso l’avesse così lanciato e che questo medesimo braccio armato di pugnale avesse poi dato la morte al dugongo.

— Sì, disse l’ingegnere, che era divenuto pensieroso, vi ha certo qualche cosa che non posso comprendere, ma comprendete voi meglio in qual modo io stesso sono stato salvato e come potei essere tolto alle onde e trasportato nelle dune? No, non è vero? Immagino che vi sia qualche mistero che scopriremo senza dubbio un giorno. Guardiamo adunque, ma non insistiamo sopra questi bizzarri avvenimenti, Teniamo per noi le osservazioni nostre.