Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/183

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Si sa che l’ingegnere non aveva ancora potuto scoprire da qual parte si spandesse il soverchio del lago; ma siccome egli non aveva visto nessun indizio di straripamento, bisognava necessariamente che esistesse in qualche parte uno sbocco. Ora appunto Cyrus Smith fu meravigliato di vedere una forte corrente in quel luogo. Gettò alcuni pezzetti di legno, e vide che si dirigevano verso l’angolo sud; seguì tale corrente camminando sull’argine ed arrivò alla punta meridionale del lago. Colà avveniva una specie di depressione delle acque come se fossero bruscamente perdute in qualche fessura del suolo. Cyrus Smith ascoltò mettendo l’orecchio al livello del lago, ed intese distintamente il rumore d’una cascata sotterranea.

— È là, diss’egli risollevandosi. È là che avviene lo scaricamento delle acque, là senza dubbio che, per un condotto scavato nella massa granitica, esse se ne vanno a raggiungere il mare attraverso qualche cavo che sapremo utilizzare a nostro profitto.

L’ingegnere recise un lungo ramo, lo spogliò delle sue foglie e tuffandolo nell’angolo delle due rive riconobbe che esisteva un largo buco aperto ad un piede soltanto sotto la superficie delle acque. Questo buco era l’orifizio dello sbocco cercato invano fin’allora, e la forza della corrente era tanta che il ramo fu tolto di mano all’ingegnere, e disparve.

— Non v’ha più dubbio oramai, ripetè Cyrus Smith, colà è l’orificio dello sbocco, ed io lo scoprirò.

— E come? domandò Gedeone Spilett.

— Abbassando di tre piedi il livello delle acque del lago.

— E come abbassarne il livello?

— Aprendo loro un’uscita più larga di questa.

— E dove?

— Nella parte della spiaggia che più s’avvicina alla costa.