Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/188

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Gedeone Spilett, Harbert, Nab e Pencroff, abilmente guidati dall’ingegnere, erano divenuti ottimi operaj. Del resto, la necessità è di tutti i maestri quello che insegna meglio e che è più ascoltato.

Quando il mucchio di piriti fu interamente ridotto dal fuoco, il risultato dell’operazione consistente in solfato di ferro, solfato di allumina, silice, residui di carbone, e cenere, fu deposto in un bacino pieno d’acqua; fu agitato il miscuglio, lasciato riposare, poi decomposto, e se ne ottenne un liquido chiaro contenente in dissoluzione solfato di ferro e solfato di allumina, essendo le altre materie rimaste solide perchè insolubili.

Finalmente, essendosi questo liquido evaporato in parte, si formarono dei cristalli di solfato di ferro, ed il liquido non evaporato che conteneva solfato di allumina fu abbandonato. Cyrus Smith aveva dunque a sua disposizione una gran quantità di quei cristalli di solfato di ferro da cui si trattava di estrarre l’acido solforico.

Nella pratica industriale è una costosa preparazione quella che richiede la fabbricazione dell’acido solforico. Occorrono di fatto grandi officine, utensili, speciali apparecchi di platino, camere di piombo inattaccabili all’acido e nelle quali si opera la trasformazione, ecc. L’ingegnere non aveva codesti utensili a sua disposizione, ma sapeva che in Boemia specialmente si fabbrica l’acido solforico con mezzi più semplici, i quali hanno anzi il vantaggio di produrlo ad un grado superiore di concentrazione. È così che si fa l’acido conosciuto col nome di acido Nordhausen.

Per ottenere l’acido solforico Cyrus Smith non aveva più che una sola operazione da fare: calcinare in vaso chiuso i cristalli di solfato di ferro, in guisa che l’acido solforico si distillasse in vapori i quali producessero poi l’acido per condensazione.

È a questa manipolazione che servirono i vasi re-