Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/190

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— È questo liquore che farà saltare in aria le roccie? domandò Pencroff in aria incredula.

— Sì, amico mio, rispose l’ingegnere, e questa nitro-glicerina produce maggior effetto, in quanto che il granito è durissimo ed opporrà una resistenza maggiore allo scoppio.

— E quando vedremo questo, signor Cyrus?

— Domani appena avremo scavato un buco di mina.

Il domani, 21 maggio, all’alba, i minatori si recarono ad un punto che formava la riva est del lago Grant ed a cinquecento passi soltanto dalla costa. In quel luogo l’altipiano era ancora all’insù delle acque che erano solo trattenute dalla cornice di granito. Era dunque evidente che, se si spezzasse quella cornice, le acque, sboccando, formerebbero un ruscello, il quale, dopo di essere scorso sulla superficie inclinata dell’altipiano, andrebbe a precipitarsi sul greto, producendo un abbassamento generale del livello dell’acqua e mettendo allo scoperto l’orificio dello sbocco, che era l’intento finale.

Si trattava adunque di spezzare la cornice. Sotto la direzione dell’ingegnere, Pencroff, armato di un piccone, che maneggiava robustamente, cominciò a picchiare sul granito. Il buco che si trattava di aprire traeva origine sopra una cresta orizzontale della spiaggia e doveva addentrarsi obliquamente in modo da giungere ad un livello sensibilmente inferiore a quello delle acque del lago.

Il lavoro fu lungo perchè l’ingegnere, volendo produrre un effetto formidabile, contava di consumare non meno di dieci litri di nitro-glicerina all’operazione; ma, ajutato da Nab, fece tanto che verso le quattro pomeridiane il buco della mina era finito; rimaneva la questione dell’infiammazione della sostanza esplosiva. Ordinariamente la nitro-glicerina s’infiamma per mezzo di esche di fulminato che nello scoppiare determinano l’esplosione. Occorre infatti un urto per l’esplosione