Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/192

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Un zampillo di sassi si spinse in aria come eruttato da un vulcano. La scossa prodotta dall’aria rimossa fu tale che le roccie dei Camini oscillarono; i coloni, sebbene fossero a più di due miglia dalla mina, furono buttati a terra.

Si risollevarono, risalirono sull’altipiano, e corsero verso il luogo in cui l’argine del lago doveva essere stato rotto dallo scoppio. Un triplice evviva emisero i loro petti. Il masso di granito era spaccato largamente ed attraverso la fessura sfuggiva un rapido corso d’acqua che correva spumando attraverso l’altipiano, ne toccava la cresta e si precipitava dall’altezza di trecento piedi sul greto.


CAPITOLO XVIII.


Pencroft non dubita più di nulla — L’antico sbocco del lago — Una discesa sotterranea — La via attraverso il granito — Top è scomparso — La caverna centrale — Il pozzo inferiore — Mistero — A colpi di piccone — Il ritorno.

Il disegno di Cyrus Smith era riuscito, ma, secondo la sua abitudine, senza testimoniare alcuna soddisfazione, colle labbra strette, lo sguardo fisso, egli rimaneva immobile. Harbert era entusiasmato, Nab faceva balzi di gioja e Pencroff dondolava la grossa testa, mormorando queste parole:

— Se la cava il nostro ingegnere!

La nitro-glicerina aveva invero poderosamente agito. Il salasso fatto al lago era così importante, che il volume delle acque sfuggenti allora dal nuovo sbocco era per lo meno triplice di quello che prima passava dall’antico. Doveva dunque risultarne l’abbassamento di due piedi almeno del livello del lago poco tempo dopo l’operazione. I coloni tornarono ai Camini per prendervi picconi, spiedi ferrati, corde di fibre, un