Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/193

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acciarino e dell’esca; poi tornarono all’altipiano. Top li accompagnava.

Cammin facendo, il marinajo non potè trattenersi dal dire all’ingegnere:

— Sapete, signor-Cyrus, che con questo bel liquore che avete fabbricato si farebbe saltare tutta la nostra isola?

— Certamente; l’isola, i continenti e la terra medesima, rispose Cyrus Smith: non è che quistione di quantità.

— Non potreste adoperare questa nitro-glicerina per caricare delle armi da fuoco? domandò il marinajo.

— No, Pencroff, è una sostanza troppo pericolosa, ma sarebbe facile fabbricare del cotone fulminante od anche della polvere ordinaria, giacchè abbiamo l’acido azotico, il salnitro, lo zolfo ed il carbone; disgraziatamente non abbiamo le armi.

— Ah, signor Cyrus, rispose il marinajo, con un po’ di buona volontà....

Assolutamente Pencroff aveva cancellato la parola impossibile dal dizionario dell’isola Lincoln. I coloni, giunti all’altipiano di Lunga Vista, si diressero immediatamente verso la punta del lago, in cui s’apriva l’orifizio dell’antico sbocco che ora doveva essere allo scoperto e fatto praticabile, non essendo più invaso dalle acque. Doveva dunque esser facile riconoscerne la disposizione interna.

In pochi istanti i coloni eran giunti all’angolo inferiore del lago, e bastò loro un’occhiata per accertarsi che quel risultato era veramente stato ottenuto.

In fatti nella parete granitica del lago, ora sopra il livello del lago, appariva l’orifizio tanto ricercato. Permetteva d’arrivarvi una stretta scarpa lasciata a nudo dal ritirarsi delle acque. Quest’orifizio misurava pressochè venti piedi di larghezza, ma ne aveva due soli di altezza. Era come una bocca di cloaca sull’orlo d’un marciapiedi; l’orifizio non avrebbe dunque po-