Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/196

Da Wikisource.


— Perchè è troppo piccino e troppo oscuro.

— E non possiamo ingrandirlo scavando, e far delle aperture per dargli luce ed aria? chiese Pencroff, non dubitando più di nulla.

— Continuiamo la nostra esplorazione, disse Cyrus Smith, forse più sotto la natura ci avrà risparmiato questo lavoro.

— Non siamo ancora che ad un terzo dell’altura, fece osservare Harbert.

— Al terzo circa, rispose Cyrus Smith, perchè abbiamo disceso un centinajo di piedi dall’orifizio in poi, e non è impossibile che cento piedi più sotto...

— Dov’è dunque Top? domandò Nab, interrompendo il padrone.

Si cercò nella caverna; il cane non v’era.

— Probabilmente avrà continuato la sua strada, disse Pencroff.

— Raggiungiamolo, rispose Cyrus Smith.

Fu ripresa la discesa. L’ingegnere osservava attentamente le deviazioni di quel condotto, e malgrado tante giravolte riusciva a rendersi conto facilmente, dalla sua direzione generale, che andava verso il mare.

I coloni si erano ancora abbassati una cinquantina di piedi, secondo la perpendicolare, quando la loro attenzione fu fermata da suoni lontani che venivano dalla profondità del masso. S’arrestarono ad ascoltare. Codesti suoni, spinti attraverso il condotto come attraverso un tubo acustico, giungevano limpidamente all’orecchio.

— Sono i latrati di Top! esclamò Harbert.

— Sì, rispose Pencroff, è il nostro bravo cane che latra con furore.

— Abbiamo gli spiedi ferrati, disse Cyrus Smith; stiamo sull’avvisato, ed avanti.

— La cosa si fa interessante, mormorò Gedeone Spilett all’orecchio del marinajo, il quale fece un cenno affermativo.