Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/197

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Cyrus Smit ed i compagni si precipitarono in ajuto del cane, i cui latrati divenivano sempre più percettibili. Si sentiva nella sua voce rotta una strana collera. Forse che era alle prese con qualche animale che aveva turbato nel suo covo? Senza pensare al pericolo al quale si esponevano, i coloni si sentivano oramai vinti da una irresistibile curiosità. Non discendevano più nel corridojo, ma si lasciavano scivolare, per così dire, tanto che in pochi minuti, sessanta piedi più sotto, ebbero raggiunto Top.

Colà il corridojo metteva ad una vasta e magnifica caverna, in cui Top, andando e venendo, latrava con furore. Pencroff e Nab, scuotendo le torcie, gettarono bagliori di luce a tutte le asperità del granito, nel mentre Cyrus Smith, Gedeone Spilett ed Harbert, brandendo lo spiedo, si tenevano pronti ad ogni avvenimento. L’enorme caverna era vuota. I coloni la percorsero in tutti i versi; non v’era nulla, non un animale, non una creatura vivente, eppure Top continuava a latrare, nè le carezze, nè le minaccie potevano farlo tacere.

— Deve esservi in qualche parte un’uscita per cui le acque del lago se ne andavano in mare, disse l’ingegnere.

— In fatti, rispose Pencroff; guardiamoci dunque dal cadere in una fossa.

— Va, Top, va! gridò Cyrus Smith.

Il cane, eccitato dalle parole del suo padrone, corse verso l’estremità della caverna, e quivi raddoppiarono i suoi latrati; lo si seguì; ed alla luce delle torcie apparve l’orifizio d’un vero pozzo scavato nel granito.

Era proprio per di là che un tempo avveniva lo sbocco delle acque; e non era più un corridojo obliquo e praticabile, ma un pozzo perpendicolare in cui sarebbe stato impossibile avventurarsi.

Furono avvicinate le torcie all’orifizio, e non si vide nulla. Cyrus Smith staccò un ramo infiammato