Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/198

Da Wikisource.

e lo gettò in quell’abisso. La splendida resina, il cui potere illuminante s’accrebbe per la rapidità della caduta, rischiarò l’interno del pozzo; pur non si vide nulla. Poi la fiamma si spense con un leggiero crepitío che indicava come avesse toccato l’acqua, vale a dire il livello del mare. L’ingegnere, calcolando il tempo impiegato nella caduta, potè valutare la profondità del pozzo, che si trovò essere di novanta piedi circa.

Il suolo della caverna era dunque situato a novanta piedi sul livello del mare.

— Ecco la nostra abitazione, disse Cyrus Smith.

— Ma essa era occupata da un essere qualsiasi, rispose Gedeone Spilett, la cui curiosità non era soddisfatta.

— Ebbene, l’essere qualsiasi, anfibio o no, se n’è andato per quest’uscita, rispose l’ingegnere, e ci ha ceduto il passo.

— Non importa, aggiunse il marinajo; avrei ben voluto essere Top un quarto d’ora fa, perchè è certo che egli non ha abbajato senza ragione.

Cyrus Smith guardava il suo cane, e quello dei compagni che si fosse accostato a lui l’avrebbe in teso mormorare queste parole:

— Sì, credo bene che Top ne sappia più di noi su certe cose.

Peraltro i desiderî dei coloni si trovavano in gran parte esauriti. Il caso, ajutato dalla meravigliosa sagacia del oro capo, li aveva serviti a dovere. Essi avevano ora a loro disposizione un’ampia caverna di cui non potevano tuttavia calcolare la capacità alla luce insufficiente delle torcie, ma che sarebbe certamente facile dividere in camere per mezzo di tramezzi di mattoni ed adattare, se non come una casa, almeno come un ampio appartamento. L’acqua l’aveva abbandonata e più non vi poteva tornare: il passo era libero. Rimanevano due difficoltà; primieramente,