Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/211

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ghiali, sicchè gli spiedi ferrati, l’arco e le freccie dei cacciatori facevano miracoli.

Inoltre Harbert scoprì verso l’angolo sud-ovest del lago una conigliera naturale, specie di prateria, leggermente umida, coperta di salici ed erbe aromatiche che profumavano l’aria, come a dire, timo, basilico, ecc., tutte le specie odorose della famiglia delle labiate di cui i conigli si mostravano tanto ghiotti. All’osservazione del reporter che, essendo imbandita la mensa pei conigli, vi sarebbe da stupire che non si trovassero conigli, i due cacciatori esplorarono attentamente quei luoghi, che in ogni caso producevano gran copia di piante utili; ivi un naturalista avrebbe avuto occasione di studiare molti campioni del regno vegetale. Harbert raccolse così una certa quantità di piante di basilico, di rosmarino, di melissa, di betonica, ecc., che posseggono proprietà terapeutiche differenti e sono le une pettorali, astringenti, febbrifughe, le altre antispasmodiche od anti reumatiche; e quando più tardi Pencroff domandò a chi servirebbe tutta quella raccolta d’erbe, il giovinetto rispose:

— A curarci quando saremo malati.

E Pencroff osservò sul serio:

— E perchè dovremmo essere ammalati se nell’isola non vi sono medici?

A questo non era possibile rispondere, ma il giovinetto non tralasciò di fare la sua raccolta, che fu molto gradita dai compagni, tanto più che alle piante medicinali egli potè aggiungere una gran quantità di monarde didime conosciute nell’America settentrionale col nome di thè d’Oswego, che danno una bevanda eccellente.

Finalmente, cercando bene, i due cacciatori giunsero alla vera situazione della conigliera. Quivi il terreno era traforato come una schiumarola.

— Tane! esclamò Harbert.