Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/213

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granito sopra la finestra della detta cucina, ed è a questo foro che il tubo, diretto obliquamente, mise capo come quello d’una stufa di latta. Forse, anzi senza dubbio, durante i gran venti di levante che percuotevano di fronte la facciata, il camino dovea mandar fumo; ma quei venti erano rari, e d’altra parte mastro Nab, il cuciniere, non badava tanto al sottile. Quando furono compiti i preparativi interni, l’ingegnere s’occupò a turare l’orifizio dell’antico sbocco che metteva al lago, in maniera da impedire l’ingresso da questa parte. Massi di granito furono rotolati all’apertura e cementati fortemente. Cyrus Smith non pose ancora in atto il disegno che aveva fatto, di far coprire quell’orificio dalle acque del lago, riconducendole al loro primo livello per mezzo d’una barriera; s’accontentò di dissimular la chiusura per mezzo di erbe, di arbusti, di cespugli che furono piantati negli interstizî delle roccie e che la prossima primavera dovevano svolgere esuberantemente.

Peraltro, egli trasse partito dallo sbocco in modo da condurre fino alla nuova abitazione un filo delle acque dolci del lago. Ottenne questo risultato con una piccola apertura fatta sotto il loro livello, e questa derivazione d’una sorgente pura ed inesauribile diede da venticinque a trenta galloni d’acqua al giorno. Al Palazzo di Granito non si doveva adunque mancar mai d’acqua.

Finalmente tutto fu terminato, ed era tempo, perchè giungeva la cattiva stagione. Grosse imposte permettevano di chiudere le finestre della facciata, aspettando che l’ingegnere avesse tempo di fabbricare dei vetri.

Gedeone Spilett aveva molto artisticamente disposto nelle sporgenze della roccia, intorno alle finestre, delle piante di varia specie, come a dire lunghe erbe penzolanti, ed a questo modo le aperture erano incorniciate di verzura di bellissimo effetto.