Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/24

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Butler non ottenevano ancora alcun risultato innanzi a Richmond, e nulla pareva presagire che la liberazione dei prigionieri fosse prossima. Il reporter, a cui la fastidiosa prigionia più non forniva alcun particolare interessante da notare, non poteva più reggere; avea una sola idea; evadere da Richmond ad ogni costo. Molte volte egli avea tentato la cosa, e fu arrestato da ostacoli insuperabili. Frattanto l’assedio continuava, e se i prigionieri avevano fretta di fuggire per raggiungere l’armata di Grant, certo gli assediati non avevano men fretta dal canto loro di uscire per raggiungere l’armata separatista; e fra essi eravi un certo Jonathan Forster, suddista arrabbiato. Gli è che infatti, se i prigionieri federali non potevano lasciare la città, nemmeno i federati non lo potevano, perchè l’armata del nord li investiva. Il governatore di Richmond già da un pezzo non poteva più comunicare col generale Lee, e nell’interesse della città era necessariissimo farne conoscere la situazione onde affrettare le mosse dell’armata di soccorso. Codesto Jonathan Forster ebbe allora l’idea di fuggirsene in pallone per attraversare le linee assedianti, e giungere così al campo dei separatisti. Il governatore diè il permesso di fare il tentativo.

Fu costrutto un aerostato e posto a disposizione di Jonathan Forster, che cinque dei suoi compagni doveano seguire per aria. Essi erano muniti d’armi per il caso che avessero a difendersi mettendo piede a terra, e di viveri, nella previsione che il loro viaggio aereo avesse a durare molto.

La partenza del pallone era stata fissata al 18 marzo, e doveva avvenire di notte: con un vento di nord-ovest di mezza forza, gli areonauti contavano di giungere in poche ore al quartiere generale di Lee.

Ma quel vento di nord-ovest non fu già una semplice brezza. Fin dal 18 si potè vedere che volgeva all’uragano, e tale divenne infatti, chè la partenza