Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/265

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trovavano in una parte della foresta, vicino alla Grazia, notevole per gli alberi bellissimi. Colà sorgevano alcune di quelle conifere alte circa dugento piedi, che gl’indigeni chiamano kauris nella Nuova Zelanda.

— Mi viene un’idea, signor Spilett; se io mi arrampicassi in cima ad uno di quei kauris, potrei forse osservare il paese per un ampio raggio.

— L’idea è buona, rispose il reporter, ma potrai tu arrampicarti fino in cima a quei giganti?

— Mi proverò, rispose Harbert.

Il giovane agilissimo si slanciò sui primi rami la cui disposizione rendeva facile la scalata del kauri, ed in pochi minuti egli era giunto sulla cima che emergeva da quell’immenso piano di verdura formato dai rami arrotondati della foresta.

Da quel luogo elevato lo sguardo poteva volgersi su tutti i punti dell’isola, dal capo Artiglio a sud-est, fino al promontorio del Rettile a sud-ovest. Nel nord ovest si drizzava il monte Franklin che nascondeva un buon quarto dell’orizzonte.

Ma Harbert dall’alto del suo osservatorio poteva precisamente osservare tutta quella parte ancora incognita dell’isola che avea potuto dare o dava ancora un rifugio agli stranieri di cui si supponeva la presenza.

Il giovane guardò con estrema attenzione. Prima di tutto sul mare non si vedeva nulla. Non una vela all’orizzonte, nè sulle coste dell’isola. Per altro, siccome la massa degli alberi nascondeva il litorale, era possibile che un bastimento, sopratutto un battello disalberato, si fosse accostato a terra, tanto da riuscire invisibile anche ad Harbert.

In mezzo al bosco del Far-West non si scorgeva nulla. La foresta formava una vôlta impenetrabile che misurava molte miglia quadrate senza una radura. Era anche impossibile seguire il corso della Grazia e riconoscere il punto della montagna da cui traeva