Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/266

Da Wikisource.

origine. Forse altri rigagnoli correvano verso l’ovest, ma nulla permetteva d’accertarlo.

Ora, se ogni indizio d’attendamento sfuggiva ad Harbert, non poteva egli almeno sorprendere nell’aria qualche fumo che svelasse la presenza dell’uomo? L’atmosfera era pura, ed il minimo vapore si sarebbe staccato nettamente sul fondo del cielo. Per un istante Harbert credette di vedere un lieve fumo salire nell’ovest; ma una più attenta osservazione gli dimostrò che s’ingannava. Guardò meglio, e la sua vista era acutissima.... No.... no.... non vi era proprio nulla.

Harbert ridiscese ai piedi del kauri, ed i due cacciatori tornarono al Palazzo di Granito. Quivi Cyrus Smith ascoltò il racconto del giovine, crollò il capo e non disse nulla. Era pur evidente che non si potrebbe determinare nulla intorno a quel quesito se non dopo una compiuta esplorazione dell’isola.

Il doman l’altro, 28 ottobre, avvenne un nuovo incidente la cui spiegazione doveva ancora lasciar da desiderare.

Gironzando sul greto, a due miglia dal Palazzo di Granito, Harbert e Nab ebbero la fortuna di catturare un magnifico campione dell’ordine dei chelidri, una tartaruga franca del genere mydase, il cui guscio aveva meravigliosi riflessi verdi.

Harbert vide questa tartaruga che si cacciava fra le roccie per tornare in mare.

— Ajuto, Nab! gridò.

Nab accorse.

— Il bell’animale! diss’egli; ma come fare a pigliarlo?

— È facilissimo, rispose Harbert. Capovolgiamo questa tartaruga sul dorso, e non potrà più fuggire. Prendete il vostro spiedo e fate come faccio io.

Il rettile, sentendo il pericolo, si era ritirato nel suo guscio in guisa che non se ne vedeva più nè le