Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/30

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mare, ed il suo cane anch’esso era scomparso. Il fedele animale si era volontariamente precipitato in ajuto del padrone.

— Avanti! gridò il reporter.

E tutti quattro, Gedeone Spilett, il giovine Harbert, Pencroff e Nab, dimentichi delle fatiche, incominciarono le loro ricerche.

Il povero Nab piangeva di rabbia e di disperazione insieme, al pensiero d’aver perduto tutto quello che amava al mondo.

Non erano scorsi due minuti dal momento che Cyrus Smith era scomparso all’istante in cui i suoi compagni avean toccato terra; onde costoro potevano sperare di giungere in tempo a salvarlo.

— Cerchiamo, cerchiamo! gridò Nab.

— Sì, Nab, rispose Gedeone, e lo ritroveremo.

— Vivo?

— Vivo.

— Sa egli nuotare? domandò Pencroff.

— Sì, rispose Nab; mio povero padrone! e poi Top è con lui.

Il marinajo, intendendo il ruggito del mare, crollò il capo.

Nel nord della costa e ad un mezzo miglio circa dal luogo in cui i naufraghi aveano approdato, l’ingegnere era scomparso. Se egli aveva potuto giungere al punto più prossimo della costa non doveva essere distante più di un mezzo miglio. Erano allora le sei circa. La nebbia rendeva la notte oscurissima, ed i naufraghi camminavano, seguendo verso il nord la costa est di quella terra, su cui il caso li aveva gettati, incognita terra della quale non potevano nemmanco sospettare la posizione geografica. Essi premevano col piede un terreno sabbioso, misto di sassi, che pareva sfornito d’ogni specie di vegetazione. Quel terreno aspro ed ineguale sembrava in certi luoghi crivellato da piccole frane che rendevano faticoso il camminare.