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cie, ed Harbert, immaginando che egli non avesse scorto lo jaguaro, stava per slanciarglisi incontro; ma Gedeone Spilett gli fe’ un cenno della mano e continuò a camminare. Non era quella la prima tigre con cui egli avesse da fare, ed avanzandosi fino a dieci passi dall’animale, stette immobile colla cara bina spianata; nè un muscolo gli si contrasse.
Lo jaguaro, dopo essersi come ripiegato sopra sè stesso, si fece addosso al cacciatore; ma mentr’esso dava il balzo, una palla lo colpì fra i due occhi e lo fece cadere morto.
Harbert e Pencroff si precipitarono verso lo jaguaro.
Nab e Cyrus Smith accorsero, dal canto loro, e stettero alcuni istanti a contemplare l’animale disteso a terra; la cui magnifica pelle doveva formar l’ornamento della gran sala del Palazzo di Granito.
— Ah, signor Spilett, quanto v’ammiro e v’invidio! esclamò Harbert in un impeto d’entusiasmo molto naturale.
— Oibò, fanciullo mio, rispose il reporter, tu avresti fatto altrettanto.
— Io tanta freddezza d’animo?
— Immaginati, Harbert, che un jaguaro sia una lepre e tu gli spari contro con la massima tranquillità.
— To’, disse Pencroff, è semplicissimo infatti.
— Ed ora, disse Gedeone Spilett, posto che lo jaguaro ha lasciato il suo ricovero, non vedo perchè non dovremmo occuparlo per questa notte.
— Ma ne possono venir altri, disse Poncroft.
— Basterà accendere un fuoco all’ingresso della caverna, disse il reporter, e non si arrischieranno a passarne la soglia.
— Alla casa degli jaguari adunque, rispose il marinajo tirandosi dietro il cadavere dell’animale.
I coloni si diressero verso il ricovero abbandonato, e colà, mentre Nab scuojava lo jaguaro, i suoi compagni ammucchiarono sul limitare una gran quan-