Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/302

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tità di legna secca portata in abbondanza dalla foresta.

Ma avendo Cyrus Smith visto il gruppo dei bambù, andò a reciderne un certo numero, che aggiunse al combustibile del focolare.

Ciò fatto, tutti s’accomodarono nella grotta, la cui sabbia era sparsa di ossami. Furono caricate le armi per l’occorrenza d’un’improvvisa aggressione; si cenò, e poi, giunto il momento di riposare, fu dato il fuoco alla catasta di legna ch’era all’ingresso della caverna.

Subito cominciò un crepitio continuato; erano i bambù che scoppiettavano come fuochi d’artificio. Quel rumore avrebbe bastato a spaventare le belve più audaci.

E codesto mezzo di produrre delle forti detonazioni non lo aveva già inventato l’ingegnere, poichè, stando a Marco Polo, i Tartari da molti secoli se ne servono per allontanare dai loro accampamenti le belve formidabili dell’Asia Centrale.


CAPITOLO V.


Proposta di tornare dal litorale del sud — Configurazione della costa — Alla ricerca del naufragio presunto — Un rottame in aria — Scoperta d’un piccolo porto naturale — A mezzanotte sulla sponda della Grazia — Un canotto che va alla deriva.

Cyrus Smith ed i suoi compagni dormivano come marmotte nella caverna che lo jaguaro avea lasciato così garbatamente a loro disposizione.

Al levar del sole tutti erano sulla spiaggia all’estremità del promontorio, ed i loro sguardi si portavano ancora verso quell’orizzonte, che era visibile nei due terzi della sua circonferenza. Un’ultima volta l’ingegnere potè accertarsi che non si vedea sul mare alcuna vela, nè alcuno scafo di bastimento, ed il can-