Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/304

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— Mettiamo quaranta miglia in tutto, rispose il reporter, e non esitiamo a percorrerle. Almeno osserveremo questo litorale incognito e non avremo più a ricominciare l’esplorazione.

— Giustissimo, disse Pencroff; ma la piroga...

— La piroga è rimasta sola per tutto un giorno alle sorgenti della Grazia, rispose Gedeone Spilett; la può pur rimanervi due giorni; finora non possiamo dire che l’isola sia infestata da ladri.

— Pure, disse il marinajo, quando mi ricordo la storia della tartaruga non mi sento molta fiducia.

— La tartaruga! la tartaruga! rispose il reporter; ma non sapete che è il mare che l’ha capovolta?

— Chissà, mormorò l’ingegnere.

— Ma.... disse Nab.

Nab aveva qualche cosa a dire, questo era evidente, perch’egli apriva la bocca per parlare e non diceva nulla.

— Che vuoi tu dire, Nab? gli domandò l’ingegnere.

— Se torniamo dalla spiaggia fino al capo Artiglio, rispose Nab, dopo aver doppiato questo capo saremo trattenuti....

— Dalla Grazia, infatti, osservò Harbert, e non avremo nè ponte, nè battello per attraversarla.

— Buono, signor Cyrus, rispose Pencroff, con qualche tronco galleggiante non saremo imbarazzati a passare il rivo.

— Non monta, disse Gedeone Spilett, sarà utile costrurre un ponte, se vogliamo aver facile accesso nel Far-West.

— Un ponte? esclamò Pencroff; forse che il signor Smith non è ingegnere? Ce lo farà lui un ponte, quando lo vorremo. Quanto a trasportarvi questa sera sull’altra spiaggia della Grazia, e ciò senza bagnare un filo delle vostre vestimenta, me ne incarico io. Abbiamo per un giorno da vivere, gli è quanto ci abbisogna, e poi la selvaggina non mancherà forse oggi, come non è mancata jeri. Incamminiamoci.