Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/310

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cane che cerchi a casaccio, ma come un essere dotato di volontà il quale segua un’idea. Dopo sette od otto minuti di cammino, Top s’arrestò; i coloni, giunti ad una specie di radura circondata da grandi alberi, si guardarono tutt’intorno, e non videro nulla nè sotto i cespugli nè fra i tronchi d’albero.

— Ma che c’è, Top? disse Cyrus Smith.

Top abbajò più forte balzando ai piedi d’un gigantesco pino.

D’un tratto Pencroff esclamò:

— Ah, buono, magnifico!

— Che cosa è stato? chiese Gedeone Spilett.

— Noi cerchiamo un rottame in mare o sulla terra....

— Ebbene?....

— Ebbene, eccolo invece per aria.

Ed il marinajo mostrò una specie di cencio bianchiccio aggrappato alla vetta del pino e di cui Top aveva portato un brandello caduto al suolo.

— Ma quello non è un rottame! esclamò Gedeone Spilett.

— Vi domando scusa, rispose Pencroff.

— Come! gli è....

— Gli è tutto quanto rimane del nostro battello aereo, del nostro pallone, che si è arrenato lassù in cima all’albero.

Pencroff non s’ingannava, e dopo un sonoro evviva, aggiunse:

— Eccone della buona tela, ecco di che fornirci di biancheria per anni interi! Quanti fazzoletti e quante camicie! Che ve ne pare, signor Smith, d’un’isola in cui le camicie crescono sugli alberi?

Era veramente una lieta combinazione per i coloni dell’isola Lincoln questa che l’aerostato, dopo d’aver fatto il suo ultimo balzo in aria, fosse ricaduto sull’isola e che essi avessero avuto la fortuna di trovarlo. Potevano ora serbare l’invoglio in quella forma, se mai volessero tentare un nuovo viaggio per aria,