Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/311

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od impiegare con frutto alcune centinaja d’aune di tela di cotone di buona qualità, dopo d’averle tolto la vernice. È facile immaginare che la gioja di Pencroff fu da tutti vivamente divisa.

Ma quell’invoglio bisognava toglierlo dall’albero da cui penzolava, per porlo in luogo sicuro, e non fu già lieve fatica. Nab, Harbert ed il marinajo, essendo saliti in cima all’albero, dovettero fare prodigi giganteschi per staccare l’enorme aerostato sgonfiato.

L’operazione durò circa due ore, e non solamente l’invoglio colla sua valvola e le sue molle, ma anche la rete, vale a dire un grosso mucchio di cordami, il cerchio e l’ancora del pallone, erano sul suolo; l’invoglio, salvo la frattura, era in buono stato, solo la sua appendice inferiore era stata lacerata. La era una fortuna caduta dal cielo.

— Tuttavia, signor Cyrus, disse il marinajo, se mai ci decidiamo a lasciar l’isola, non sarà già in pallone, non è vero? Non vanno dove si vuole codeste navi aeree, e ne sappiamo qualche cosa! Vedete, se date retta a me, costruiremo un buon battello d’una ventina di tonnellate, e mi lascerete tagliare in questa tela una vela di trinchetto ed un fiocco: il resto servirà a vestirci.

— Vedremo, Pencroff, rispose Cyrus Smith, vedremo.

— Frattanto bisogna mettere tutto al sicuro, disse Nab.

Di fatto, non si poteva pensare a trasportare al Palazzo di Granito codesto carico di tela e di corde il cui peso era grande, ed aspettando un veicolo acconcio per caricarlo importava di non lasciare più oltre quel tesoro alla mercè degli uragani.

I coloni, riunendo i loro sforzi, riuscirono a trascinare il tutto fino alla spiaggia, dove scoprirono un ampio cavo roccioso che nè vento, nė pioggia, nè ondate potevano visitare, grazie alla sua positura.