Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/32

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litorale era più scosceso, che il terreno saliva, ed egli suppose che per una lunga erta dovesse raggiungere un’altra costa che si disegnava confusamente nell’ombra. In questa parte della spiaggia gli uccelli erano in minor numero; anche il mare si mostrava meno agitato e meno rumoroso, ed era anzi notevole che veniva quetandosi a poco a poco. Si udiva appena il rumore della risacca. Certo quella costa del promontorio formava un seno semi-circolare che la punta aguzza difendeva dalle ondulazioni del largo.

Ma nel seguire codesta direzione si camminava verso il sud, e gli era un andare all’opposto di quella parte di costa su cui Cyrus Smith aveva potuto approdare. Dopo una camminata di un miglio e mezzo, il litorale non presentava ancora alcuna curvatura che permettesse di ritornare verso il nord. Pur bisognava che quel promontorio, di cui si aveva girato la punta, si collegasse all’ampia terra. I naufraghi, sebbene sfiniti di forze, camminavano sempre con coraggio, sperando di trovare ad ogni istante qualche angolo che li rimettesse nella primitiva direzione. Pensate quale fosse il loro disappunto quando, dopo di aver percorso due miglia circa, si videro ancora una volta arrestati dal mare sovra una punta elevata, fatta di roccie sdrucciolevoli.

— Siamo in un isolotto, disse Pencroff, e l’abbiamo percorso da un capo all’altro.

L’osservazione del marinajo era giusta. I naufraghi erano stati gettati, non già sovra un continente e nemmeno sopra un’isola, sibbene sopra un isolotto che misurava non più di due miglia di lunghezza e che evidentemente era pochissimo largo. Quest’isolotto arido, sparso di sassi, senza vegetazione, desolato rifugio di qualche uccello di mare, era esso collegato ad un arcipelago più importante? Non si poteva affermarlo. I passeggieri della navicella, guardando attraverso le brume e ad un’altezza relativamente me-