Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/335

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quattro miglia, circondato da una cintura liquida, divenne assolutamente al riparo da qualsiasi aggressione.

Durante quel mese di dicembre il calore fu intenso; nondimeno i coloni non vollero interrompere l’esecuzione dei loro disegni; e siccome diveniva urgente l’allestimento del cortile, si accinsero a questa bisogna.

È inutile dire che, dopo la perfetta chiusura dell’altipiano, mastro Jup era stato messo in libertà. Esso non lasciava più i suoi padroni e non mostrava alcuna voglia di fuggire. Era un animale mite, robustissimo e di maravigliosa agilità. Ah! quando si trattava d’arrampicarsi sulla scala del Palazzo di Granito, nessuno poteva gareggiare con lui. Già lo si adoperava in qualche lavoro; a trascinare carichi di legna o di sassi che erano stati tolti dal letto del rivo Glicerina.

— Non è ancora un muratore, ma è già una scimmia, diceva Harbert alludendo al soprannome di scimmia che i muratori danno agli apprendisti. E se mai nomignolo fu ben applicato era certo quello.

Il cortile occupò un’area di duecento yardi quadrati, che fu scelta sulla riva sud-est del lago. La si circondò d’una palizzata e si costrussero diversi ripari per gli animali che dovevano popolarlo. Erano capanne di rami divise in scompartimenti, che in breve non aspettarono altro se non i loro ospiti.

I primi furono la coppia di critturi, che non tardò a dar molti piccini. Essi ebbero per compagni una mezza dozzina di anitre che frequentavano le sponde del lago. Alcune appartenevano a quella specie chinese le cui ali s’aprono a foggia di ventaglio, e che, per lo splendore e per la vivacità delle penne, gareggiano coi fagiani dorati.

Alcuni giorni dopo, Harbert s’impadronì d’una coppia di gallinacci a coda arrotondata e fatta di