Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/336

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lunghe penne, di magnifici alettori, che non tardarono ad addomesticarsi. Quanto ai pellicani, ai martin pescatori, alle gallinelle, vennero di per sè al cortile, e tutto quel piccolo mondo, dopo poche contese, pigolando, chiocciando, gemendo finì col mettersi d’accordo e si accrebbe in modo rassicurante per la fu tura alimentazione della colonia.

Cyrus Smith, volendo compiere l’opera sua, eresse una piccionaja in un canto del cortile. Vi fu alloggiata una dozzina di quei piccioni che frequentavano le alte roccie dell’altipiano. Codesti uccelli si avvezzarono facilmente a rientrare ogni sera nella loro nuova abitazione e si mostrarono più facili ad addomesticarsi dei colombi, loro congeneri, i quali non si riproducono che allo stato selvaggio.

In fine, era venuto il momento di trar partito dell’invoglio del pallone per far della biancheria, perchè quanto a serbarlo in quella forma ed arrischiarsi in un pallone ad aria calda per lasciar l’isola sopra un mare senza confini, non sarebbe stato ammissibile se non per gente che fosse stata priva di tutto; e Cyrus Smith, il quale aveva mente pratica, non poteva pensare a codesto. Si trattava adunque di portare l’invoglio al Palazzo di Granito, ed i coloni lavorarono a rendere il loro carro pesante più maneggevole e più leggiero. Ma se non mancava il veicolo, rimaneva ancora da trovare il motore; forse che non esisteva nell’isola qualche ruminante di razza indigena che potesse sostituire il cavallo, l’asino, il bue o la vacca?

Questo era il quesito.

— In verità, diceva Pencroff, un animale da tiro ci sarebbe utilissimo, finchè il signor Cyrus non ci avesse costrutto un carro a vapore od anche una locomotiva, perchè certamente verrà giorno che avremo una ferrovia dal Palazzo di Granito al porto Pallone, con una diramazione al monte Franklin.