Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/338

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insieme con un buono strame, un ricovero per la notte. Quella coppia fu adunque lasciata interamente libera ne’ suoi movimenti, ed i coloni evitarono per insieme con fino d’atterrirla avvicinandosi.

Peraltro, molte volte gli onaggas parvero provare il bisogno di lasciar quell’altipiano troppo ristretto per essi, avvezzi ai larghi spazî e alle foreste profonde. Si vedevano allora seguire la cintura d’acqua che opponeva loro una barriera insuperabile, mandar qualche raglio acuto, poi galoppare a traverso le erbe, e, tornata la calma, guardar per ore intere quei boschi chiusi per essi inesorabilmente.

In questo mentre erano state preparate bardature e redini con fibre vegetali, ed alcuni giorni dopo la prigionia degli onaggas, non solo il carro era pronto ad essere aggiogato, ma una strada dritta era stata fatta a traverso la foresta del Far-West, partendo dal gomito della Grazia fino al ponte Pallone. Si poteva dunque condurvi il carro, e fu verso il finir di dicembre che per la prima volta si provarono gli onaggas. Pencroff aveva già tanto addomesticato codesti animali, da far sì che venissero a mangiare nelle sue mani e si lasciassero accostare senza difficoltà. Nondimeno, come furono aggiogati, s’impennarono e ci volle fatica a trattenerli. Non dovevano però molto tardare a piegarsi a quel nuovo servizio, perchè l’onagga, meno ribelle della zebra, si aggioga facilmente nelle parti montagnose dell’Africa australe, e si è perfino potuto addomesticarlo in Europa, in regioni relativamente fredde.

In quel giorno tutta la colonia, meno Pencroff, il quale camminava alla testa dei suoi animali, salì nel carro e prese la via del porto Pallone. Se si trovassero trabalzi in quella via appena sbozzata, non è necessario dire, ma il veicolo arrivò senza danni, e in quel giorno medesimo si potè caricarvi l’invoglio ed i diversi attrezzi del pallone.