Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/34

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era tranquilla ed i rumori del mare cominciavano a cessare insieme coll’ondata.

Parve anzi che un grido di Nab in un dato momento fosse ripetuto dall’eco; Harbert fe’ notare la cosa a Pencroff.

— Questo significherebbe che esiste nell’ovest una costa vicina.

Il marinajo fece segno di sì. D’altra parte i suoi occhi non potevano ingannarlo; s’egli aveva veduto una terra un solo istante, segno è che quella terra esisteva.

Ma quell’eco lontano fu la sola risposta ottenuta dalle grida di Nab, e l’immensità in tutta la parte est dell’isolotto rimase silenziosa.

Frattanto il cielo si rasserenava interamente. Verso la mezzanotte brillarono alcune stelle, e se l’ingegnere fosse stato colà co’ suoi compagni, avrebbe notato che codeste stelle non appartenevano all’emisfero boreale. Di fatto, sovra quel nuovo orizzonte non si mostrava più la stella polare, e le costellazioni zenitali non erano più quelle che era solito osservare nella parte nord del nuovo continente; splendeva allora la Croce del Sud, situata quasi al polo australe del mondo.

Passo la notte. Verso le cinque del mattino del 25 marzo le alture del cielo si colorarono lievemente. L’orizzonte rimaneva tuttavia tenebroso, ma insieme colle prime luci del giorno si levò dal mare una bruma opaca, in guisa che il raggio visuale non poteva stendersi a più di venti passi. Il nebbione si svolgeva in grosse volute che si moveano pesantemente. Era un contrasto. I naufraghi, che avevano lasciato il loro ricovero, non potevano nulla discernere intorno a sè. Nel mentre gli sguardi di Nab e del reporter si spingevano nell’oceano, il marinajo ed Harbert cercavano la costa nell’ovest. Ma non era visibile alcun lembo di terra.