Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/344

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Appunto in quel tempo l’intelligentissimo Jup fu elevato alle funzioni di cameriere. Era stato vestito con un giubbetto, con calzoni corti di tela bianca e con un grembiule le cui tasche formavano la sua felicità, poichè egli vi cacciava le mani e non pativa che altri vi frugasse entro. L’abile scimmiotto era stato maravigliosamente educato da Nab, e si sarebbe detto che esso ed il negro si comprendessero quando cianciavano insieme. Jup aveva, d’altra parte, per Nab una simpatia reale, e Nab lo contraccambiava. Se non si aveva bisogno dei suoi servigi, sia per caricar delle legna, sia per arrampicarsi in cima a qualche albero, Jup passava la maggior parte del suo tempo in cucina e cercava d’imitare Nab in tutto quanto vedeva fare. Il maestro mostrava d’altra parte non poca pazienza ed uno zelo estremo nell’istruire il suo allievo, e l’allievo faceva prova d’una singolare intelligenza nell’approfittare delle lezioni.

S’immagini adunque la soddisfazione che procurò un giorno mastro Jup ai commensali del Palazzo di Granito, quando, colla salvietta sul braccio, venne a servirli a tavola senza che ne fossero stati avvertiti.

Svelto, attento, egli accudì a quella bisogna con una disinvoltura perfetta, cambiando i piatti, versando da bere, il tutto con una serietà che divertiva estremamente i coloni ed accendeva di entusiasmo Pencroff.

— Jup, un po’ di brodo!

— Jup, un pezzo di aguti!

— Jup, un piatto!

— Jup, bravo Jup! ottimo Jup!

Non si udiva altro, e Jup, senza sgominarsi mai, rispondeva a tutto, badava a tutto e crollava la sua testa intelligente, quando Pencroff, ripetendo lo scherzo del primo giorno, gli diceva:

— Assolutamente, Jup, bisognerà raddoppiarti il salario.