Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/345

Da Wikisource.


È inutile dire che lo scimmiotto era allora proprio addomesticato, e che accompagnava sovente i padroni nella foresta, senza mai manifestare alcuna voglia di fuggire. Bisognava vederlo allora, camminare nella maniera più piacevole, con un bastone che Pencroff gli aveva fatto e che portava sulla spalla come un fucile! Se si aveva bisogno di cogliere qualche frutto sopra un albero, com’era presto in cima! Se la ruota del carro s’impigliava nel pantano, con qual vigore Jup, d’un solo colpo di spalla, la rimetteva nel buon sentiero!

— Che demonio! esclamava spesso Pencroff; se fosse cattivo quanto è buono, non ci sarebbe modo di venirne a capo.

Fu verso la fine di gennajo, che i coloni intrapresero gran lavori nella parte centrale dell’isola. Era stato deciso di fondare verso le sorgenti del rivo Rosso, a piedi del monte Franklin, un ricinto destinato a contenere i ruminanti, la cui presenza era un impaccio nel Palazzo di Granito, e specialmente quei mufloni che dovevano fornire la lana destinata alle confezioni delle vestimenta d’inverno.

Ogni mattina la colonia, talvolta tutta intiera, più spesso rappresentata solo da Cyrus Smith, da Harbert e Pencroff, si recava alle sorgenti del rivo, e coll’ajuto degli onaggas non era più che una passeggiata di cinque miglia, sotto una volta di verdura, in quella via tracciata di recente che prese il nome di via del Ricinto. Colà era stata scelta una larga valle sul versante medesimo della groppa meridionale della montagna. Era una prateria piantata di gruppi d’alberi, situata proprio a piedi d’un contrafforte che la chiudeva da un lato. Un rigagnolo, nato sui suoi pendî, dopo di averla inaffiata diagonalmente, andava a perdersi nel rivo Rosso. L’erba era fresca, e gli alberi che crescevano qua e là permettevano all’aria di circolare liberamente alla sua superficie. Bastava