Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/349

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galli dalla cresta nera, nere le caruncole e l’epidermide, simili ai galli di Mozambico.

Così adunque tutto riusciva bene, grazie all’operosità di quegli uomini coraggiosi ed intelligenti. Molto, senza dubbio, faceva per essi la Provvidenza, ma, fedeli al gran precetto, si aiutavano prima, ed il Cielo veniva loro in aiuto.

Dopo codeste calde giornate estive, la sera, terminati i lavori, al momento in cui si levava la brezza marina, amavano essi sedere sul lembo dell’altipiano di Lunga Vista, sotto una specie di veranda coperta di piante arrampicanti che Nab aveva elevato colle sue proprie mani. Colà cianciavano, si istruivano gli uni cogli altri, facevano mille progetti, ed il grosso buon umore del marinajo rallegrava continuamente quel piccolo mondo, in cui non aveva mai cessato di regnare la più perfetta armonia. Si parlava pure della patria, della cara e grande America. A che punto era la guerra di secessione? Non aveva evidentemente potuto prolungarsi! Richmond era caduta presto, senza dubbio, nelle mani del capitano Grant! La presa della capitale dei Confederati aveva dovuto essere l’ultimo atto della lotta funesta. Certo il Nord aveva trionfato per la buona causa. Ah! come sarebbe stato il benvenuto un giornale fra gli esiliati dell’i sola Lincoln! Ecco oramai undici mesi che ogni comunicazione fra essi ed il rimanente degli uomini era stata interrotta. Fra breve, il 24 marzo, doveva correre l’anniversario del giorno in cui il pallone li aveva gettati su quella costa incognita! Non erano allora che naufraghi, e non sapevano neppure se potessero contendere agli elementi la loro vita misera bile! Ed ora, grazie alla dottrina del loro capo, grazie alla propria intelligenza, erano veri coloni muniti d’armi, d’utensili, di strumenti, che avevano saputo trar partito degli animali, delle piante, dei minerali dell’isola, vale a dire dei tre regni della natura!