Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/352

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— Tuo superiore, soggiungeva ridendo il marinajo, perchè tu, Nab, parli, ed esso non parla.

Naturalmente Jup era oramai al corrente del servizio. Batteva i panni, girava lo spiedo, scopava le stanze, serviva a tavola, accatastava le legna e, cosa che faceva la delizia di Pencroff, non si coricava mai se prima non era andato a rincalzare il letto del degno marinajo.

Quanto alla salute dei membri della colonia, bipedi o bimani, quadrupedi o quadrumani, non lasciava nulla a desiderare. Con quella vita all’aria aperta, su quel suolo salubre, sotto quella zona temperata, lavorando colla testa e colle mani, essi non potevano credere che dovessero mai ammalare.

Stavano tutti a maraviglia; infatti Harbert era già cresciuto due pollici in un anno; la sua faccia diveniva più maschia; prometteva di diventare un uomo saldo tanto fisicamente quanto moralmente. D’altra parte egli approfittava, per istruirsi, di tutti i momenti d’ozio che gli lasciavano le occupazioni manuali, leggeva i pochi libri trovati nella cassa e oltre alle lezioni pratiche che ricavava dalla necessità medesima della sua condizione, trovava nell’ingegnere per le scienze, nel reporter per le lingue, dei maestri che trovavano gusto a compiere la sua educazione.

L’idea fissa dell’ingegnere era di trasmettere al giovinetto tutto quanto sapeva, d’istruirlo colla parola e coll’esempio, ed Harbert approfittava largamente delle lezioni del suo maestro.

— Se morrò, sarà lui che farà le mie veci, pensava Cyrus Smith.

La tempesta cessò verso il 9 marzo, ma il cielo rimase coperto di nugoli per tutto quell’ultimo mese dell’estate. L’atmosfera, violentemente turbata da quelle commozioni elettriche, non potè riacquistare la primitiva purezza, e ci furono invariabilmente